Al silenzio io anelo. Sì, io spero che questa notte silenziosa mi ricordi sempre la notte dell’anima che attende il chiarore dell’alba. La notte necessaria per salutare la Luce. La notte feconda perché ferma come il cuore che trasale, l’anima in ricerca, il foglio bianco che attende le mie parole.
Vorrei che tutti i giorni fossero colmi di questa pace, di questo farci piccoli. Indietreggiare di un passo per ammirare ciò che ci circonda e guardare le persone con uno sguardo vero e un cuore nuovo.
Notte della vigilia di Natale. Notte buia che, ad un tratto, s’illumina d’amore. Notte che amo. Una notte vigilare e un giorno unico e particolare. Voglio evitare le folle, il rumore, la carta decorata, le coccarde colorate, i regali a tutti i costi, gli auguri scontati, i pensieri pieni di retorica.
Facciamo silenzio, vi prego! Ammiriamo l’Avvenimento, pensiamo alla nostra caducità e, per almeno un giorno, parliamo poco e, soprattutto, con verità.
Nel silenzio della notte, dopo aver letto le tue belle riflessioni sul Natale, voglio dedicarti questa bella poesia di Clemente Rebora, che le tue parole mi hanno ricordato. Dall’immagine tesa (di Clemente Rebora)
Dall’immagine tesa
vigilo l’istante
con imminenza di attesa –
e non aspetto nessuno:
nell’ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono –
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire,
verrà, se resisto
a sbocciare non visto,
verrà d’improvviso,
quando meno l’avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.