La valigia di cui si parla non è di mio padre bensì è quella del padre dello scrittore turco Orhan Pamuk. Il libretto, edito da Einaudi, è piccolo nelle dimensioni e nel numero di pagine ma è ricco di contenuti e di spunti, per chi scrive ma non solo. Il titolo è preso dal discorso che lui tenne a Stoccolma nel 2006 in occasione del conferimento del premio Nobel per la letteratura. Se non volete darvi da fare a cercarlo in libreria o in biblioteca esso è scaricabile in inglese e, visto che c’è l’ho sul mio Kindle, vi facilito il lavoro e ve lo allego qui in formato pdf. Certo che nella versione digitale mancano, rispetto al libro cartaceo, altri due importanti discorsi: uno che lui tenne nel medesimo anno all’università dell’Oklahoma e l’altro proclamato a Francoforte l’anno precedente.
L’argomento è molto accattivante per chi scrive, visto che un autore che si rivolge alla platea dei suoi lettori non può che esporsi esattamente così come fa con i suoi libri. Ma ha il coraggio, nel suo caso ammirevole, di andare oltre e scavare nel profondo della sua scrittura, del senso delle sue parole e della ragione prima e ultima del suo scrivere continuativamente, la scrittura come vita, sempre e comunque. Ma che c’entra suo padre e questa fantomatica valigia? Non ve lo voglio dire per non togliervi il piacere di scoprirlo leggendo il libro, sono pagine talmente belle che riassumerle sarebbe un peccato.
Posso dire che suo padre scriveva così come mio padre dipingeva (e lo fa tuttora). Questo per me ha significato abbandonare la pittura dall’adolescenza, anche se lui m’incoraggiava, riconoscendomi un talento che io non osavo esprimere. Nel caso di Pamuk invece ha funzionato al contrario e questo ci insegna che, l’adagio del profeta che non viene mai riconosciuto in patria, è una verità vissuta nella realtà almeno dalla maggioranza degli artisti. Ma sono ben altre le riflessioni e le esperienze descritte nelle sue pagine. Dovremmo farne tesoro e riflettere come lui fa su questi argomenti: che cosa significa scrivere, che cosa sono e rappresentano per noi le parole, qual è il segreto della scrittura, come percepiamo in noi la forza del racconto, dove e come attingiamo la forza di scrivere, qual è la caratteristica fondamentale che ci trasforma in scrittori, per quale ragione leggiamo e come lo facciamo, come mettiamo a frutto l’abilità di scorporarci dai nostri personaggi, come viviamo la solitudine dello scrittore, quanto è importante la nostra biblioteca e il nostro mondo di libri, come fronteggiamo l’inquietudine e lo sconforto che ci assalgono nel processo di scrittura (solo chi scrive veramente con il cuore comprende), la consapevolezza della scrittura e la responsabilità nei confronti dei lettori, le zone d’ombra e di luce nei testi scritti, come colmiamo con la scrittura il vuoto e come gestiamo il senso di felicità e di colpa, e il blocco dello scrittore, inevitabile per chiunque.
Il padre fu profetico e disse al figlio giovane che un giorno avrebbe vinto il Nobel ma, permettetemi, con tutto il rispetto, questo è opinabile, nel senso che qualsiasi padre augura e sogna per il figlio il massimo immaginabile e oltre. Certo è che lui, nel secondo discorso, esplicita chiaramente che ha bisogno tutti i giorni di una dose di scrittura, come un farmaco, una dipendenza risanatrice e salubre che non fa male a nessuno.
Per concludere aggiungo che questo libretto è illuminante e, dopo una prima lettura, va gustato a piccoli sorsi e fatto nostro. Un’occasione imperdibile, credetemi.
Potrei riportare qui le parole che compaiono sulla copertina dell’edizione italiana ma mi piace fare una scelta diversa: estrapolo dunque un altro testo dal libro. Un proverbio turco, che mi ha molto colpito, che l’autore utilizza per descrivere il processo della scrittura. Pensate quindi ad uno scrittore, seduto ad una scrivania e che dedica molti anni della sua vita a questo mestiere, a quest’arte della scrittura che lui ritiene equiparabile a
scavare un pozzo con un ago
Ritengo che mai altre parole abbiano reso così bene il concetto: la forza di volontà, il coraggio e la pazienza. Provate ad immaginare oppure, più semplicemente, provate a scrivere. Comunque decidiate di procedere, leggete questo testo, seppur velocemente, in una sera. Qualcosa vi lascerà di certo, anche solo per la vostra vita di lettori consapevoli.
Direi chr scavare un pozzo con un ago, sia perfetto per descrivere oltre alla lettura, la vita.
os
Direi che OS ha commentato anche per me,
per me scrivere (sono un dilettante) è come scavare dentro di me ….con una penna 🙂
Jonny