Si scrive con la pancia

Decido che voglio scrivere qualcosa e, in qualche modo non ho, o comunque non mi pongo, molte regole per questo. Di sicuro però voglio vedere sviluppata la mia idea di romanzo sulla carta in modo molto semplice: una cartella e non di più; poi scrivo e basta e non mi corrispondono i consigli delle scuole creative, perlopiù americane, che suggeriscono di fare una scheda per ogni scena e poi disporre la sequenza. Faccio prima a scrivere direttamente, è così semplice: c’è già tutto in testa e basta davvero solo tirarlo fuori. Certo, così il successivo lavoro di revisione sarà molto più duro, ma intanto c’è del materiale palpitante, sebbene grezzo, su cui lavorare.

Non so voi, ma ci sono un po’ di cose che mi ritrovo a fare nei giorni o settimane che precedono l’approfondimento del testo che andrò a scrivere; come mantenermi focalizzata su questo obiettivo giorno e notte, pur svolgendo con assoluta concentrazione i compiti e doveri inevitabili e le incombenze quotidiane. Durante questo tempo, cerco principalmente di mettere a fuoco esattamente che tipo di storia voglio scrivere. Dunque appunti, un taccuino sempre appresso, idee da raccogliere, illuminazioni improvvise da appuntare all’istante nero su bianco. Ma se ci penso seriamente, nel fare questo, e soprattutto nella successiva fase della scrittura vera e propria, meraviglia delle meraviglie: mi fido più del mio corpo che della mia mente.  

Quello che intendo dire, è che l’atto dello scrivere non è solo uno sforzo intellettuale, ma anche fisico. Non solo perché presuppone ore e, se possibile, anche giornate intere davanti a un computer — non sembra faticoso? vi assicuro che a suo modo lo è — ma perché è anche il mio sentire corporeo che interagisce nel processo della scrittura.

C’è una mia frase che mi è particolarmente cara: si scrive con la pancia. Perché è da lì che viene la vera e profonda pulsione a buttar giù parole e idee. Ma anche perché, se vedo che: la storia fila, la trama regge, i personaggi sono messi a fuoco, il motore si mette in moto e sono pronta a partire per un viaggio del quale non conosco perfettamente la durata e la destinazione ebbene, è il corpo che me lo dice. Letteralmente sento una sorta di carica nel plesso solare che comunica con la mia mente e lancia il messaggio “sì, sì, sì, esattamente questo!”

Per concludere, aggiungo solo che verosimilmente questo atteggiamento appartiene a qualsiasi attività artistica. Sarebbe interessante per me sapere anche la vostra esperienza.

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l'autrice

Traduttrice ma soprattutto poetessa e scrittrice.

Ha ricevuto diversi riconoscimenti ed è attiva in varie associazioni culturali e membro di giuria in vari concorsi letterari.

2 commenti su “Si scrive con la pancia”

  1. Bella immagine un corpo che scrive… Totalmente.

    Difficile spiegare a parole cosa ci muove quando scriviamo.
    Se sono poesie, brevi in genere, nascono nella notte e al mattino
    le deposito su un foglio. Nascono da sole e io non posso che prenderne atto e decidere o meno di fermarle, altrimenti le scordo. Appaiono anche quando sono a contatto con la natura e a volte scappano e non riesco più a ricordarle.
    Se invece è una storia, in genere è il personaggio che mi guida. Allora mi siedo e cominciamo il nostro incontro. Lui mi racconta e io scrivo.
    I miei personaggi sono amici molto intimi e amano parlarmi solo se ci incontriamo in un posto particolare, al quale son sempre riesco ad accedere. Ma sono lì e mi aspettano con pazienza.
    ciao egle

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    • Mi ritrovo molto in questa descrizione. Quello che intendendevo per pancia e proprio il plesso solare che si attiva e mi invia messaggi inequivocabili.

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